Questo articolo fa parte della Sezione di Scritti a cura dei Dottorandi di Ricerca

"Teorie e scritture dell'architettura contemporanea" Vai  all'indice di tutti gli articoli  >>


Il seminario condotto da Antonino Saggio  ha inteso fornire uno spaccato critico su alcuni testi recenti di Teoria dell'architettura contemporanea e allo stesso aprire la riflessione sul rapporto tra teoria e pratica progettuale all'interno dell'attività dei partecipanti, A partire dal testo analizzato e commentato in ciascun articolo è presente un progetto architettonico che serve ad esemplificare, seppure parzialmente, alcuni nessi tra elaborazione teorica e ricerca progettuale di ciascun dottorando di ricerca.


Dottorato di Ricerca in

Composizione Architettonica (Teoria dell'architettura)

Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – La Sapienza Roma

Direttore Lucio Barbera

 

LINGUAGGI FUTURI

di Luigi Paglialunga

 

Le modalità con cui ci interfacciamo con il computer non sono quasi mai neutrali, impongono la loro logica, il loro modo di vedere il mondo, privilegiano e penalizzano messaggi culturali in una varietà di media. Non ci rapportiamo più con una macchina, ma con una cultura codificata in forma digitale che utilizza linguaggi appartenenti ad altre forme culturali e che influenza e viene influenzata dalla società contemporanea.

 

 

 

       

Lev Manovich, Il linguaggio dei nuovi media,

edizioni Olivares, Milano 2002

 

  Lev Manovich è Professore Associato presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Università della California a San Diego dove insegna New Media Art. Nato a Mosca, dove ha studiato informatica, belle arti e architettura, arriva a New York nel 1981, iniziando a lavorare come designer, artista e programmatore fino al 1984, data in cui consegue un Dottorato di Ricerca in Arti Visuali. All’interno del testo, che è il risultato della sua tesi di dottorato, il termine linguaggio non ha valenze semiotiche, ma viene utilizzato come un termine ombrello che comprende tutta una serie di convenzioni tipiche dei nuovi media utilizzate per acquisire, manipolare, archiviare e trasmettere dati informatici.

 

 

  

Videogioco Doom, immagini digitali varie

 

 

L’importanza di questo scritto risiede principalmente in due punti. Il primo è che esso documenta in maniera completa e dettagliata la situazione evolutiva dei nuovi media evidenziandone le relazioni all’interno dell’ambito socio-culturale internazionale. Il secondo è che esso mostra una visione di Internet e delle sue interfacce culturali alternativa a quella entusiastica americana e a quella un po’ più cauta e riflessiva europea. Questa visione, tipica dei paesi dell’est, è quella che vede il mondo informatico come un sistema anche invasivo e non libertario, una visione che non è tuttavia di contrarietà e opposizione, ma di presa coscienza di una libertà globale apparente che il più delle volte nasconde al suo interno una serie di scelte preconfezionate e di controlli incrociati. Lo stesso carattere di novità, tipico di tutto ciò che viene presentato a base informatica, viene messo in discussione attraverso una storiografia che ne svela i precursori nel campo cinematografico per poi arrivare, contrariamente a ciò che si pensa, all’individuazione di quella che è stata la vera rivoluzione tecnologica del XIX secolo: l’elettronica e la modulazione del suo segnale.

 

 

  

Videogioco Doom, immagini digitali varie

 

 

L’autore individua nell’intersezione di due traiettorie differenti, una a base informatica inerente ai computer, e l’altra quella dei vecchi media e del loro bagaglio di convenzioni, la nascita dei nuovi media, cioè tutti quei media che  attraverso la discretizzazione hanno reso possibile operare su di essi con operazioni sostanzialmente numeriche. In particolare la domanda che ci si pone è se il linguaggio dei nuovi media si stia avviando ad assumere una forma stabile e definitiva così come lo è stato per il cinema, o se forse questi anni non corrispondano maggiormente a quelli della sperimentazione cinematografica di inizio secolo. Al di là della risposta che Manovich tende a non dare apertamente, individuando tuttavia nella poetica della navigazione dello spazio tridimensionale una possibile traiettoria da percorrere – si vedano i videogiochi Doom e Myst -, rimane il fatto che per l’autore il DNA dei nuovi media e del loro linguaggio presente e futuro, risieda proprio nel campo cinematografico. La fase sperimentale dei primi decenni del XVIII secolo (Vertov, Gange, Brackage, Lager) la si ritrova standardizzata nei principali software, ma non solo. Operazioni come il posizionamento e il movimento della telecamera sono diventate convenzioni comuni, presenti in tutte le interfacce culturali e difficilmente sarà possibile intravederne la loro sostituzione.

 

 

Videogioco Myst, immagine digitale

 

 

In generale il testo si configura come un libro di settore per certi versi tecnico, nel quale l’architettura non trova lo spazio dovuto. Scritto secondo lo schema del loop sequenziale, al pari della composizione dell’immagine digitale nasconde al suo interno altri tre livelli narrativi distinti e sovrapposti. Il primo è quello storico-cinematografico, forse quello più ridondante, il secondo è quello artistico-informatico, la cui lettura è coadiuvata da una serie di siti e installazioni interattive da visionare, ed il terzo infine, quello a mio avviso più interessante, è quello socio-culturale-filosofico. In esso, superati gli inflazionati accostamenti tra nuovi media-rivoluzione industriale-produzione on demand-postmoderno, appaiono più interessanti le vicinanze suggerite tra il realismo digitale ed il Realismo Socialista degli anni ‘30-’50 della storia sovietica, dove l’immagine digitale rappresenta la visione anticipatrice di un cyborg di un futuro prossimo; tra gli ipermedia e il metarealismo, per cui quello che può apparire come un limite tecnico della macchina – lo svelamento del meccanismo - è in realtà una caratteristica strutturale della società moderna al pari della messa in mostra degli scandali privati dei grandi leaders mondiali; tra gli spazi 3D e l’ideologia americana, dove una raccolta di oggetti di proprietà sostituisce lo spazio unificato; tra l’utente di un videogioco e l’esploratore di Cooper o Twain, che secondo la logica narrativa americana scopre la propria identità e forgia il proprio carattere attraverso il superamento delle avversità. Ma alla fine, nonostante i tentativi di dare uno spessore culturale al testo, attenuandone le specificità tecniche e storiografiche, mancano in parte ragionamenti più profondi, per certi aspetti autonomi. Ad esempio, vista l’attenzione ripetuta verso lo spazio e i mondi virtuali, sarebbe stato interessante leggerne alcune relazioni con lo spazio spirituale che dopo la morte di Dio di Nietzche tende ad essere occupato con uno spazio altro, o relazionare la facilità di immaginare uno spazio virtuale con quel ramo della Teoria Quantistica che ipotizza l’esistenza di uno spazio parallelo, tema ugualmente tecnico ma non trattato.

 

 

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

Tuttavia il testo rimane un testo importante, che sviluppa e approfondisce soprattutto i temi della rappresentazione digitale nonché della simulazione tridimensionale di uno spazio virtuale, temi oggi essenziali per il controllo  e la verifica anche del progetto architettonico. L’immagine digitale sintetizzata al computer è diventato il maggior mezzo di rappresentazione di un progetto, e le immagini riportate lo dimostrano.

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

  

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

Il tema è una concessionaria automobilistica su commissione privata in località Formello, con annessa officina. Si tratta di uno studio iniziale che tende a mostrare l’idea generativa: un contenitore attraversato da un nastro di asfalto espositivo che protendendosi in sospensione verso l’esterno fessura il piano di calpestio mostrando l’officina sottostante al pari della parte meccanica celata sotto le morbide linee dell’autovettura. Un successivo gioco di trasparenze sia interne che esterne riunisce gli spazi e gli elementi generativi della composizione in un tutt’uno con l’ambiente esterno.

 

 

  

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

La presentazione al committente è stata correlata da un filmato digitale all’interno del quale l’attraversamento dello spazio tridimensionale generato al computer, ne simulava la realtà costruita. In questo, ma anche in altro, Manovich ha perfettamente ragione. Le tecniche cinematografiche sono diventati gli elementi dominanti della rappresentazione digitale e non.

 

 

  

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

  

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

 

   

Luigi Paglialunga, Concessionaria automobilistica, Formello, 2003 – studi preliminari

 

 

e-mail: lpaglialunga@tiscali.it